Casa Cassano: stare bene insieme, riscoprendo il valore condiviso della tavola
- Redazione

- 4 dic
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Una cucina radicata nella terra, una sala pensata per condividere valori: Casa Cassano diventa un luogo d'incontro attraverso il cibo, le relazioni e l’arte.
Casa Cassano, a Rosignano Monferrato in provincia di Alessandria, nasce come un luogo in cui la cucina, le persone e il territorio possono incontrarsi in modo naturale, generando relazioni autentiche. Un progetto che vede coinvolti Lucia Cairo, lo chef Giacomo Beretta, Anita Almasio e Nicolò Beretta, professionisti provenienti da mondi diversi, ma con un unico obiettivo: far stare bene le persone e valorizzare il territorio.
Non è un progetto costruito su un’idea astratta, ma un insieme di gesti concreti che mettono al centro la condivisione, la cura e la materia prima. Qui la terra non è evocata come concetto, ma affrontata come realtà viva: è da ciò che offre che nasce ogni piatto, ogni scelta, ogni esperienza.
Non semplice retorica, ma un approccio quotidiano: lasciare che la materia prima parli, che la stagione definisca ciò che è possibile e ciò che non lo è. In questo modo, la cucina non impone, ma ascolta. E il piatto diventa un ponte diretto tra territorio e ospite.
Piatto, quindi, che nasce sempre da un incontro reale. Può essere il mercato di provincia, una visita a un produttore, un profumo che arriva camminando in campagna, o un’erba spontanea scoperta per caso.
Da quel punto inizia un processo fatto di osservazione e sperimentazione: si assaggia, si prova, si combinano consistenze e contrasti mantenendo una regola precisa, cioè che l’ingrediente resti protagonista. Il piatto deve portare con sé la freschezza del campo, la relazione con chi lo ha coltivato, la sua storia d’origine.
La collaborazione con Bosco Giardino rappresenta una parte essenziale di questo modo di cucinare. È un progetto agricolo, scientifico e sociale che lavora in agroecologia e che per Casa Cassano non è un semplice fornitore: è un legame umano e professionale che permette alla cucina di avere accesso a ingredienti coltivati in modo spontaneo, rispettoso e profondamente radicato nel territorio.
La visione dello chef Giacomo Beretta si intreccia naturalmente a questa impostazione. La sua riflessione nasce da un percorso maturato in cucine italiane e del Nord Europa e da una progressiva messa in discussione della ristorazione intesa come consumo e distanza dalla natura. Beretta parla di una cucina che si fonda su tre principi: natura, territorio e creatività conseguente. Le idee non vengono mai progettate a tavolino; sono risposte immediate a ciò che la terra offre in tempi spesso molto brevi. Per questo la cucina è fortemente vegetale: bosco, orto e selvatico sono i veri protagonisti, mentre i prodotti animali assumono un ruolo calibrato, di sostegno all’elemento vegetale.
Tutto questo è possibile grazie al foraging e a una rete di persone che raccolgono erbe, radici e piante spontanee, contribuendo a mantenere viva la biodiversità locale.
La cantina segue lo stesso principio di coerenza. Per Casa Cassano il vino non è un accompagnamento, ma un modo di raccontare un punto di vista sulla terra e sulla cura artigianale. Ogni etichetta entra in carta perché porta con sé una visione riconoscibile. La collaborazione con Sottoscala Distribuzione Vinicola e con Alessandro Perricone permette di intercettare interpretazioni sincere, tanto del territorio quanto di altre zone affini nella sensibilità.
La carta dei vini diventa così una parte fondamentale dell’esperienza: un’estensione del racconto gastronomico, un capitolo che accompagna l’ospite in una dimensione sensoriale e culturale più ampia.
La convivialità è la dimensione in cui tutto questo prende forma. Casa Cassano vuole costruire un luogo in cui ci si possa sedere allo stesso tavolo, parlare, ascoltare, condividere valori legati alla natura, al tempo e alla materia prima. È un approccio che non si limita alla cucina, ma attraversa la sala e la relazione con gli ospiti.
I tavoli condivisi sono parte integrante dell’identità del progetto, così come lo sarà lo chef’s table: una tavola affacciata direttamente sulla cucina, pensata per osservare il lavoro dello chef, incontrare produttori e artisti, conversare e scoprire nuovi punti di vista. La convivialità, qui, non è un tema, ma un’esperienza concreta che si ripete e si rinnova.
L’arte rappresenta poi un altro asse fondamentale del progetto. Non come decorazione o cornice, ma come linguaggio parallelo alla cucina. Casa Cassano immagina i suoi spazi come luoghi di incontro tra discipline: cene esperienziali, mostre, performance di danza, residenze d’artista e di design.
La prima residenza, con il pittore Luca Vanoli, ha trasformato per due settimane ogni dettaglio della casa in tela; ogni opera contiene prospettive diverse di ciò che l’artista ha visto e sentito. La collaborazione con CASPAL e con Pierre Dupont, collettivo curatoriale attivo tra Milano, Genova e Torino, conferma una direzione precisa: scegliere le persone prima dei progetti, creare relazioni che abbiano senso umano oltre che estetico, dare spazio e tempo all’arte e al dialogo.
Se Casa Cassano dovesse essere raccontata attraverso un’immagine, sarebbe quella di un banchetto conviviale allestito con candele, un tavolo lungo ma rotondo per potersi guardare negli occhi, mani che si allungano per passare un piatto, il profumo dell’erba non tagliata, il sole che cala dietro le colline del Monferrato.
È un momento semplice, ma pieno. Un’immagine che restituisce l’idea più autentica di ciò che questo luogo vuole essere: uno spazio dove si sta bene insieme, dove il cibo è un valore condiviso, dove ciò che conta sono le persone e i gesti fatti con cura.














